I crani deformati di Paracas riscrivono la storia della scoperta dell’America

<span lang ="it">I crani deformati di Paracas riscrivono la storia della scoperta dell’America</span>

Dopo numerose ricerche e la raccolta di vari fonti e dati storici sono a narrarvi l’incredibile storia migratoria interoceanica delle genti di Paracas.

Di come alcune di queste persone arrivarono dall’altra parte del mondo per stanziarsi nella zona di Paracas addirittura 3000 anni fa.

Erano originari dell’Armenia, zona compresa fra il Mar Nero e il Mar Caspio e intrapresero un viaggio impensabile per i tempi di allora, di più di 13000 km!

Una storia impossibile diventata recentemente realtà, confermata da prove scientifiche ottenute attraverso le ultime analisi del DNA fatte su 18 teschi allungati di Paracas di quei tempi dal ricercatore canadese Brien Foerster.

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Brien spiega:

“I risultati che abbiamo ottenuto da quattro crani allungati, erano dell’ aplogruppo B. Questo dimostra che furono antenati dei nativi americani, però la maggior parte dei campioni non appartengono a questo. L’ aplogruppo più comune che si ripete nelle analisi è il U2E e anche l’H e all’interno di questo, l’ H1A a e l’ H2. Cercando la zona dove predomina questo tipo di aplogruppo, arriviamo a un posto fra il Mar Nero e il Mar Caspio, fra le montagne del Caucaso. Quello che risulta è molto intrigante, vale a dire che gli abitanti di Paracas venivano dal Medioriente e in qualche momento si spostarono al Perù. Ma perchè? Credo che circa tremila anni fa, alcuni Armeni, viaggiarono fino al sud attraversando l’Iraq e l’Iran fino al Golfo Persico, dove si imbarcarono (su imbarcazioni Fenice) ponendo rotta alla costa del Perù”.

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“Siamo davanti a un modello migratorio perché queste persone avevano i capelli rossi e la pelle bianca, caratteristiche che sembrano corrispondere a vari crani allungati di Paracas”.

Brien Foerster evidenza che crani allungati molto simili sono stati trovati anche nella zona del Mar Nero, in Crimea.

La cultura di Paracas va da circa 2000 a 3000 anni fa e i crani allargati di Crimea coincidono proprio a questa epoca.

A questo periodo inoltre risulta che risalgono anche le palme di datteri a Paracas, ma non ce ne sono nel nord e nel sud di questa zona. Inoltre nessuno di questa area li mangia e neppure usano le foglie delle palme, ma in Medio Oriente le palme da dattero sono alcune delle piante più importanti, tanto per il loro frutto che per le foglie.

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Queste prove scentifiche, già di per se inoppugnabili, oggi trovano un triplice riscontro scritto anche nella Bibbia, nelle tavolette cuneiformi Sumere e nel ralato di Fernando de Montesino: scrittore, storico e presbitero Spagnolo. Uno dei primi storiografi a raccogliere le antiche memorie dei nativi agli inizi del secolo 1600, prima che venissero definitivamente cancellate dalla colonizzazione.

Partiamo comunque dalla Bibbia che ci racconta le vicende del Re Salomone, figlio del Re Davide (il famoso eroe biblico che uccise il Gigante Golia nella guerra contro i Filistei). Re Salomone regnò per 40 anni fra il 970 e il 930 a.C., proprio negli anni in cui la gente che arrivò a Paracas intraprese il suo lungo viaggio verso le Americhe.

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Ecco cosa scrive il ricercatore Italiano Yuri Leveratto:

L’opera più importante del Re Salomone fu la costruzione del Tempio di Gerusalemme, dove era depositata l’Arca dell’Alleanza, che conteneva le tavole della Legge, che secondo la tradizione erano state consegnate da Jehova a Mosè.

Per costruire il Tempio di Gerusalemme, Salomone aveva bisogno di una quantità spropositata d’oro e argento, che si procurava, secondo il Libro dei Re nella Bibbia, nel leggendario paese di Ofir.
Le sue flotte comandate da esperti navigatori Fenici partivano dal Mar Rosso e tornavano indietro dopo tre anni di navigazione, ricolme d’oro, argento, pietre preziose e profumi.

“A mio parere è possibile che il leggendario paese di Ofir sia stato realmente l’Alto Perú, (l’attuale Bolivia), con le sue enormi miniere d’argento di Potosí.

Uno dei primi sostenitori della teoria della presenza antica dei Fenici in Brasile fu il professore di storia austriaco Ludwig Schwennhagen (XX secolo), che nel suo libro “Storia antica del Brasile”, citava gli studi di Umfredo IV di Toron (XII secolo), che a sua volta aveva descritto i viaggi di navi fenicie fino all’estuario del Rio delle Amazzoni.

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FOTO: Viaggio per mare dall’Armenia al Brasile.

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FOTO: Viaggio per terra dal Brasile al Peru.

Come sappiamo, sono varie le evidenze archeologiche e documentali su una possibile antica presenza dei Fenici (o Cartaginesi), in Brasile: la pietra di Paraiba, i pittogrammi della Pedra de Gavea e i petroglifi della Pedra do Ingà.

Vi è però un’altra evidenza archeologica che suggerisce una probabile coincidenza della terra di Ofir con l’Alto Perù: l’esistenza di un antico e lunghissimo cammino, detto in portoghese “Caminho do Peabirú”, che dalle attuali coste dello Stato di San Paolo e Santa Catarina (Brasile), conduce, dopo circa 3000 chilometri, proprio fino a Potosì, e prosegue fino a Tiahuanaco e Cusco.

In lingua Tupi Guaranì la parola “Peabirù” significa: “cammino di andata e ritorno”, quasi a significare che qualcuno nel passato lo percorresse per commerciare e ottenere così argento e oro.

Il cammino del Peabirù è stato studiato recentemente da archeologi brasiliani che hanno appurato che esso iniziava presso la zona di San Vicente. Un altro tronco del sentiero iniziava presso l’attuale stato di Santa Catarina. Entrambi si inoltravano nella foresta, la cosiddetta Mata Atlantica, oggi quasi totalmente scomparsa. Quindi i due rami del cammino si univano presso l’attuale stato del Paraná dove la sua larghezza raggiungeva 1,4 metri. Il cammino seguiva fino all’attuale città di Corumbá ed entrava nell’odierna Bolivia presso la città di Puerto Suarez. Quindi dopo aver attraversato le praterie del Chaco, si dirigeva fino a Potosì.

L’esistenza dell’antico cammino del Peabirù è importantissima, perché prova che era possibile, dalle coste del Brasile, raggiungere il Cerro Rico di Potosì (la montagna più ricca d’argento del mondo in Bolivia), con un viaggio di circa 2 mesi.

Ma è possibile che il cammino di Peabirù fosse conosciuto dai Fenici e quindi anche dal Re Salomone già 3000 anni fa?

È possibile che Ofir sia stato realmente l’Alto Perù?

Se consideriamo che le navi di Re Salomone partivano dal Mar Rosso e ritornavano dopo circa tre anni di viaggio, la coincidenza di Ofir con l’Alto Perù potrebbe non essere solo una supposizione.

Grazie all’ADN delle genti di Paracas oggi ne abbiamo la certezza.

Ma chi avrebbe fornito ai Fenici la preziosa informazione sull’ubicazione del ricchissimo paese ricco d’argento e d’oro?

Ripercorrendo a ritroso nel tempo possiamo avanzare l’ipotesi che i Sumeri conoscessero già il cammino di Peabirù, basandoci sul famoso ritrovamento della Fuente Magna, il vaso cerimoniale conservato oggi a La Paz.”

La Fuente Magna è un vaso ritrovato in Bolivia nel 1960 circa, con iscrizioni in caratteri cuneiformi Sumeri che si è riusciti anche a tradurre. Una delle maggiori prove che testimoniano ad oggi l’arrivo dei Sumeri in Americalatina.

C’è, però un’altra prova, molto importante, che questa volta fu trovata non in America del Sud ma in alcune mummie Egizie in Africa da parte della scienziata tedesca Svetlana Balabanova.

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Premettiamo che la pianta della coca (erytroxylon coca), è originaria del Sud America e non cresce in nessun altro ambiente. Nel 1990 però state trovate tracce di cocaina in alcune mummie egizie risalenti ad epoche comprese tra il 1070 a.C. e il 395 d.C. Torniamo quindi anche qui a 3000 anni fa, con la conferma che giusto nell’epoca in cui la gente del Medioriente avrebbe dovuto viaggiare verso il nuovo continente si esportavano oltre che all’oro anche sostanze medicinali come la coca e il tabacco verso l’Africa.

Da qui passiamo a citare l’ultima fonte scritta che collega la mitica terra di Ophir all’Alto Perù (Bolivia). È quella dello scrittore Fernando de Montesinos che fu uno dei pochi storeografi a cercare di recuperare la storia antica del Perù trascrivendo le tradizioni orali dei nativi, prendendo sicuramente spunto anche dai precedenti scritti del cronista Blas Valera.

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Ecco la prima pagina del suo libro Memorias antiguas, historiales y políticas del Perú, a cui venne addirittura dato inizialmente come titolo Ophyr de España, sicuramente per rimarcare l’importanza di questa nuova scoperta. Parla infatti di un evento biblico straordinario, dell’arrivo di Ophyr a popolare le Americhe successivamente al Diluvio Universale. Semplicemente incredibile!

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Ancora più emozionante avere la conferma a pagina 3 che Ophir era il nipote di Noè e fu mandato 340 anni dopo il Diluvio a popolare le Americhe. Si afferma anche che arrivarono con diverse spedizioni susseguitesi negli anni. Quando arrivarono c’erano già numerose popolazioni locali che iniziarono con il tempo ad essere ostili contendendo l’acqua e i campi ai nuovi arrivati, facendo guerra e cercando di scacciarli.

Esattamente nello stesso periodo la Bibbia concorda e ci parla di Peleg che venne chiamato cosí da suo padre poiché ai suoi giorni la terra fu spartita.

Ma come la mettiamo con la deriva dei continenti che avrebbe dovuto durare milioni di anni e non solo pochi anni come dice la Bibbia?

Alcuni scienziati cristiani avanzano la ipotesi che la migrazione intercontinentale molto probabilmente iniziò mentre i livelli del mare erano ancora bassi durante e immediatamente dopo l’era glaciale post-alluvione quando gran parte dell’acqua era intrappolata nel ghiaccio ai poli. Il livello del mare più basso avrebbe lasciato maggiormente esposte le piattaforme continentali, avvicinando tutte le principali masse terrestri attraverso ponti terrestri.

Non dobbiamo dimenticare anche che Noè aveva a disposizione proprio a quei tempi le conoscenze per creare la piú resistente nave da crociera intercontinentale mai vista sulla faccia della terra, l’Arca. Un’imbarcazione di piú di 50 metri che riusciva a resistere alle forze distruttive del diluvio universale, poteva navigare anche per 10 mesi trasportando persone, animali e ingenti quantitá di cibo.

La cosa simpatica é che queste non sono congetture ma le dichiarazioni delle due piú vecchie fonti scritte che parlano della creazione e diffusione dell’uomo sulla terra: la Bibbia (3000 anni fa) e Enuma Elish ovvero la prima genesi, quella scritta dai Sumeri (3700 anni fa).

Nella genesi sumera si parla anche di un personaggio divino che guidó e fu a capo della costruzione dell’Arca. Questo personaggio si chiamava Puzur-Amurri e sicuramente proprio per il fatto di essere un incaricato del Dio sumerico Enki poteva anche conoscere ed insegnare la rotta fino alle americhe.

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Arriviamo infine al dato più eclatante degli scritti di Montesinos ovvero la pagina 4 dove viene specificatamente detto che le genti che arrivarono in Perù provenivano da Armenia, il paese che si trova esattamente tra il Mar Nero e il Mar Caspio. Proprio questo dato, scritto ben 400 anni fa è la chiave di svolta e coincide perfettamente con gli studi scientifici fatti sull’ADN dei teschi di Paracas.

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Gli scritti di Montesinos erano sempre stati considerati frutto delle fantasie dallo scrittore mentre oggi grazie agli studi sui crani di Paracas sappiamo per certo che la mitica Ophir era proprio l’Alto Perù.

Effettivamente quindi ci fu una migrazione semita verso le Americhe 3000 anni fa. Queste porsone inoltre potrebbero aver tramandato la conoscenza della rotta per arrivare alle Americhe fin dal primo flusso migragorio avvenuto dopo il Diluvio Universale (questo se prendiamo alla lettera le testimonianze raccolte da Montesinos sulle vicende di Ophir nipote di Noè!).

Queste nuove rivelazioni faranno riscrivere i libri di storia che ad oggi invece, continuano a riportare la scoperta del nuovo continente, avvenuta dall’esploratore Cristoforo Colombo, solo al 1492 d.C.

 

CENNI SULLA DEFORMAZIONE CRANIANA NELLE AMERICHE

Possiamo dire che troviamo crani deformati in quasi tutto il continente Sudamericano e del Centro America. Si parte da crani deformati di 9500 anni fa in Brasile, fino ad arrivare alla cultura Paracas ovvero 3000 anni fa, proprio quando Re Salomone affiancato dai Fenici importava oro e argento dalle Americhe. Sicuramente proprio grazie a questa antica rotta marittima e al fatto che all’andata le navi viaggiavano a stiva vuota era possibile dare un passaggio a diverse persone fra cui schiavi e religiosi. Arrivavano alla costa del Brasile e con due mesi di camminata, attraverso il cammino di Peabirù e giungevano in Bolivia a Potosì, la zona più ricca d’argento dell’Americalatina. Da lì alcuni potevano proseguire per lo stesso cammino fino a Tiahuanaco in Bolivia e poi verso Cusco. Sarebbero bastati infine pochi giorni ancora di camminata per poter arrivare fino a Paracas. Sicuramente in mezzo a queste persone c’erano anche individui che avevano già la cultura di allungarsi il cranio nel loro paese d’origine per distinguersi dagli altri. Da non escludere anche che facessero questo lungo viaggio intraoceanico con lo scopo di portare i loro Dei e i loro rituali religiosi nel nuovo continente (Come 2500 anni più tardi ha fatto la chiesa). È molto probabile anche che cercarono un posto dove poter insediarsi ed arrivarono appunto alla zona di Paracas dove crearono una comunità che con il tempo si mescolò ai nativi.

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In molte cronache storiche, non solo del Perù ma di quasi tutta l’America Latina, si narra di uno strano popolo vissuto proprio prima del Diluvio (di nuovo un riferimento biblico che lasciò stupefatti i primi colonizzatori e che conferma quanto scritto da Montesinos). Questo popolo si chiamava in quechua (antica lingua locale) Ñaupa Machu ovvero “Gente Antica” o “Gente di prima del Diluvio. Tradotto in Spagnolo “Los Gentiles” (altro famoso riferimento biblico). I nativi raccontavano che queste persone avevano grandi poteri di veggenza ed erano capaci di vedere il futuro. Erano diversi dalle popolazioni locali e iniziarono a comportarsi in maniera malvagia e crudele con l’umanità di allora. Proprio per questo Dio non potendoli più controllare decise di decimarli con il Diluvio Universale e sterminarli con una Pioggia di Fuoco. Queste leggende potrebbero essere la testimonianza tramandata nel tempo dei colonizzatori stranieri venuti da molto lontano di cui stiamo seguendo le tracce.

MA COME SI INTEGRARONO LE PERSONE CON I CRANI DEFORMATI CON I POPOLI LOCALI?

Le relazioni con le persone del luogo non sempre furono delle migliori e peggiorarono con il tempo a causa del progressivo inaridimento dei luoghi in cui vivevano. Eravamo infatti alla fine di una micro era glaciale 3000 anni fa, che insieme allo sfruttamento intensivo delle risorse, portò le foreste di quei tempi a diventare deserti e i fiumi a trasformasi in secchi corsi d’acqua stagionali. A quei tempi, il popolo Paracas (700 a.C.- 200 d.C.) era sotto l’influenza dell’impero Chavín (1200 a.C.- 200 a.C.) e sappiamo per certo che seguirono il lento declino di quest’ultimo. Passarono attraverso un periodo di progressivo isolamento, prima della scomparsa, che fu causata dall’ascesa della vicina civiltà Nazca (100 d.C.- 600 d.C.). Sicuramente verso la fine del suo dominio, l’impero Chavín iniziò a trascurare progressivamente le colonie più lontante. Lasciò così il popolo Paracas senza protezione, inerme alle continue incursioni belliche del popolo Nazca confinante.

Questo obbligò alla fine il popolo Paracas ad abbandonare la zona e a migrare presumibilmente verso la zona montuosa di Arequipa dove sono effettivamente stati trovati teschi molto simili e con la stessa conformazione di quelli Paracas.

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PERCHÈ LE PERSONE DI ALLORA FACEVANO LA DEFORMAZIONE CRANIANA?

La deformazione craniana serviva solo come segno distintivo di una classe sociale o poteva dare accesso ad un uso più efficente del cervello, ad una razza più intelligente, più evoluta e quindi dominante?

Si è accertato che la classe sacerdotale che comandava tutta la società di quei tempi, affiancata anche dalla casta militare, percorreva le linee di Nazca (linee presenti anche nella zona di Palpa e Ica a pochi chilometri da Paracas), a scopo rituale utilizzando amplificatori mentali come la Dimetiltriptramina, noto psicotropico presente nel San Pedro.

Questo gli serviva per mettersi in contatto con i loro supposti Dei e comunicarsi e consigliarsi con loro.

Recentemente hanno studiato che anche la nostra ghiandola pineale sarebbe capace di produrre Dimetiltriptamina in determinati momenti della nostra vita come la nascita, la morte, stati di profondo rilassamento o di grande pericolo (Rick Strassman, DMT La molecola dell’anima).

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Il cranio allungato dei Paracas fa appunto pensare ad una ghiandola pineale oblunga e più evoluta rispetto alla nostra, capace attraverso l’assimilazione di sostanze psicoattive com il San Pedro o l’Ayahuasca, di creare un contatto ricettivo con mondi “altri” di percezione.

Molto interessante il libro “Sciamani” di Graham Hancock che cerca risposte all’enigma delle origini della conoscenza e del progressivo sviluppo dell’umanità, avventurandosi in un viaggio nel regno del soprannaturale e delle sostante psicotropiche. Scrive che l’uomo fin dall’antichità (copiando il comportamento degli animali) faceva uso di sostanze che aumentavano la sua realtà percettiva facendolo entrare in contatto con divinità o esseri che ne favorirono con il tempo lo sviluppo e che divennero poi il pantheon dei loro Dei. Enità o esseri che in qualche modo possono avergli “suggerito” (nello stesso modo in cui nella Bibbia ad esempio Dio parlava ai suoi Profeti) come aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza attraverso greduali innovazioni che hanno portato l’uomo primitivo a progredire fino ai giorni nostri.

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Una cosa molto simile, inizia ad affermarla anche la scienza quantica, partendo dalla teoria di indeterminazione di Heisemberg. Ovvero, se tutto quello che ci circonda è energia, basterebbe grazie a qualche sostanza psicoattiva, far aumentare le vibrazioni percettive del nostro cervello, per oltrepassare le limitazioni create dalla materia dovute al tempo e allo spazio!

 

CONCLUSIONE

Finalmente oggi sappiamo per certo che 3000 anni fa (seguendo le recenti scoperte scentifiche) e forse anche molto prima (seguendo le indicazioni della Bibbia e di Montesinos), genti del Medioriente di origine semita si insediarono in Perù e nella zona di Paracas. Avevano il cranio allungato e sapevano fare la trapanazione craniana e complesse chirurgie a cervello aperto. Facevano parte dell’elite di quei tempi e avevano l’appoggio della classe dei sacerdoti e dei guerrieri. Avevano conoscenze all’avanguardia per quel che riguarda l’ingegneria, la costruzione dei templi e lo studio dei cieli. Crearono ceramiche e tessuti rituali di inestimabile pregio. Persone probabilmente con capelli rossi, carnagione chiara e occhi verdi, alcuni con un cranio allungato o bicefalo.

 

APPENDICE FINALE E NOTE DELL’AUTORE

Mi permetto in chiusura e solo come fonte di discussione di avanzare un’ipotesi molto azzardata:

La deformazione craniana poteva magari essere quello che nella Bibbia viene chiamato il “marchio della bestia” ?

La mia teoria è che alcune delle persone venute dal Medio Oriente fin dai tempi biblici, avrebbero potuto portare con loro nel Nuovo Continete appunto il famoso “marchio della bestia”, una deformazione del cranio dalla nascita o indotto meccanicamente che probabilmente risaliva al tempo della Genesi, da quando cioè Dio decise di castigare Caino, figlio di Adamo ed Eva, per l’uccisione del fratello. Un modo per segnare la sua stirpe in modo permamente (nella fronte come scrivono i testi sacri) e vincolarla all’esilio verso terre lontane.

Proprio la Bibbia ci fa capire chiaramente che l’intento di Dio (creatore e colonizzatore) era duplice, diffondere gli uomini verso nuovi territori e proteggerli dalle persone selvagge che avrebbero incontrato nel loro cammino, in un mondo ancora senza leggi.

Doveva essere appunto un “segno” distintivo molto evidente, immediatamente comprensibile, anche da lontano. Il “marchio” doveva incutere paura nelle persone che adorassero Dio o meno, ed evitare che venissero uccise. Quale marchio poteva essere più efficente di avere una testa oblunga che in qualche modo li facesse sembrare esseri divini?

Lasciamo comunque da parte Caino e la sua stirpe nomade per ora, solo ricordiamoci per un prossimo articolo, che nelle lingue antiche le sillabe che si congiungevano per formare i nomi potevano venir lette indifferentemente sia da destra che da sinistra. Pensate quindi alla parola usata per indicare Caino, era KA-IN e letta al contrario diventava IN-KA ovvero il nome dalla stirpe dei quattro fratelli e sorelle che fondarono il Tahuantinsuyo, cioè il più grande impero antico dell’Americalatina.

Lasciamo anche da parte Zecharia Sitchin che nel suo libro: “Gli dei dalle lacrime d’oro”, riporta la traduzione di un testo Sumero tratto da alcune tavolette del III millennio a.C. che sembra ripercorrere la storia biblica di Caino ed Abele, infatti, un pastore di nome Ka’ (molto simile quindi a KA-IN) uccise il fratello agricoltore in un conflitto e fu costretto poi a vagare lontano nella terra di “Dunnu”, dove creò una sua discendenza e costruì una città che dedicò al figlio Enoch. Secondo Sitchin questa città è “T-Enoch-Titlán” la vecchia capitale Azteca dell’America Centrale (Messico) il cui nome significa “La Città di T-Enoch”. Molte parole in azteco iniziano con la lettera T, come fosse una sorta di prefisso, quindi potrebbe essere proprio che ci troviamo proprio di fronte alla città fondata da Caino per suo figlio Enoch.

Andiamo direttamente invece a circa 1500 anni dopo seguendo le indicazioni della Bibbia, dove Montesinos ci racconta che Ofir nipote di Noè iniziò a popolare l’Alto Perù 340 anni dopo il Diluvio. Ma quando è successo il diluvio? In un periodo probabilmente compreso fra il 10500 a.C e il 5500 a.C. Esistono certezze di quale sia la data esatta? Ad oggi no, proprio causa… catastrofe! La scienza continua comunque ad indagare e gli archeologi continuano a scavare e un giorno troveremo la risposta.

Per quel che riguarda invece quando e dove è nata la pratica di modificarsi il cranio, possiamo dire che proprio a qualche centinaio di chilimotri dall’Armenia si trova l’Iraq dove, a partire dal 9000 a.C., iniziamo a trovare i primi crani deformati, con un percorso che si sposta in Iran 7500 a.C., Gerico in Cisgiordania 7500 a.C., Siria 6500 a.C. fino ad arrivare a Cipro, Malta, Egitto e infine in Congo in Africa dove hanno continuato a praticare la deformazione del cranio fino a tempi recenti. Sembra quindi, ancora una volta, che proprio dalla zona d’origine delle genti Paracas e a partire dal 9000 a.C. in poi si sia poi diffusa in tutto il mondo questa pratica ancestrale.

Come scritto sopra, in America Latina invece il primo cranio deformato risale al 7500 a.C. ed è stato trovato proprio in Brasile ovvero la terra dove dovrebbero essere sbarcati i primi flussi migratori semiti provenienti dall’Europa. Non sono purtroppo disponibili al momento altre evidenze.

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Chiudiamo questo articolo ritornando alle analisi del DNA fatte dal biologo Brien Foerster e dell’investigatore L.A. Marzulli che a sua volta ha studiato i crani di Paracas.

Entrambi oservano che in alcuni crani deformati la posizione del “foramen magnum” è completamente differente a quella di un essere umano normale, questo foro inoltre è più piccolo, per cui probabilmente non ci fu nessuna deformazione indotta, ma era invece un tratto genetico.

Molti di questi crani non hanno la sutura sagittale, presentano gli zigomi più pronunciati e le orbite degli occhi sono differenti da quelle degli umani normali.

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Alcuni possiedono un volume craniale fino al 25% più grande e sono un 60% più pesanti dei crani umani convenzionali.

Però la scoperta più importante fu quella di una donna in gravidanza. Curiosamente sia lei che il feto avevano il cranio allungato. Per gli esperti, questa è una delle migliori evidenze che dimostra che non sono stati modificati artificialmente ma che la loro forma arriva dalla nascita.

COME È POSSIBILE? DA DOVE SONO VENUTI QUESTI ESSERI IBRIDI COSÌ DIFFERENTI DALL’ATTUALE RAZZA UMANA?

Forse la risposta viene proprio dalla Bibbia come dice il ricercatore L.A. Marzulli che considera che gli abitanti di Paracas siano appunto i figli degli “angeli caduti” di cui parla la Genesi e molto prima le tavolette cuneiformi Sumere (Sitchin).

Forse sono gli antenati di Caino, della sua stirpe con la testa deformata, a testimoniare per sempre il “marchio della bestia” di cui parlano la Bibbia e la Torah.

Secondo quello che scrive Montesinos, avvallato dalle testimonianze dei nativi Peruviani, potrebbero essere invece gli ultimi supertiti della gente di prima del Diluvio, i famosi Ñaupa Machu (in Quechua), esseri con straordinari poteri di veggenza che vennero eliminati a causa della loro cattiveria dal Diluvio Universale.

Tutto può essere insomma, aggiungo infatti ad onor di cronaca, che da tempo seguo uno dei più stupefacenti ritrovamenti avvenuti a Nazca (già famosa per le linee) e a pochi chilometri da Paracas. Sto parlando della scoperta nel 2015 di diverse mummie umanoidi con caratteristiche molto differenti dalla razza umana. Le analisi biologiche, readiografiche, tomografiche e del DNA hanno rivelato che questi esseri risultano essere una razza completamente distinta alla nostra, vissuta fra il 250 d.C. (fine cultura Paracas) e il 1000 d.C.

Sono in contatto con l’Università San Luis Gonzaga di Ica in Perù che le sta analizzando e ho creato una pagina completamente dedicata agli studi fatti su questi strani esseri umanoidi: https://www.facebook.com/extraterrestrinazca/

Ma questa è un’altra storia… ci vediamo al prossimo articolo!

 

03/12/2019 – Autore: Cantori Enrico – Copyright Peruitalia.com – info@peruitalia.com

(Nessun contenuto di questo articolo può venir divulgato previa approvazione dell’autore)